LA SOFT ROBOTICS: SVILUPPI E APPLICAZIONI RECENTI

LA SOFT ROBOTICS: SVILUPPI E APPLICAZIONI RECENTI

I tradizionali robot a corpo rigido hanno dominato il campo della robotica per decenni. Tuttavia, negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per la soft robotics (ovvero, la “robotica morbida”), un sottocampo che si concentra sulla creazione di robot con strutture flessibili emalleabili. I robot morbidi sono ispirati agli organismi naturali e imitano la flessibilità e l’adattabilità che si trovano nei sistemi biologici. 

Punti salienti della soft robotics

Materiali morbidi e attuatori: i robot morbidi sono costruiti utilizzando materiali flessibili, come elastomeri, silicone e tessuti, che consentono loro di deformarsi e adattarsi al loro ambiente. La scelta dei materiali morbidi è fondamentale per determinare la conformità e il raggio di movimento del robot. Inoltre, attuatori morbidi, come muscoli pneumatici e camere piene di liquido, vengono utilizzati per guidare i movimenti di questi robot, offrendo un nuovo approccio al movimento robotico.

Bio-Inspired Design: il concetto di soft robotics trae ispirazione dalla biologia, imitando i meccanismi presenti in natura. I robot morbidi possono emulare i movimenti degli animali, come polpi, vermi e bruchi, assumendo così la capacità di muoversi in ambienti complessi e limitati in modo più efficiente. Questa filosofia di design di ispirazione biologica ha aperto nuove possibilità per la robotica in particolare nell’esplorazione e nelle applicazioni mediche.

Alcuni interessanti sviluppi recenti nella soft robotics

Pinze morbide e manipolatori: uno sviluppo significativo nella soft robotics è stata la progettazione di pinze morbide e manipolatori. A differenza delle pinze robotiche tradizionali, le pinze morbide possono afferrare delicatamente oggetti fragili, rendendole ideali per applicazioni nella manipolazione degli alimenti, nell’agricoltura e nella chirurgia medica. Queste pinze offrono maggiore sicurezza e destrezza quando si interagisce con oggetti di varie forme e dimensioni.

Esoscheletri morbidi: gli esoscheletri morbidi sono dispositivi robotici indossabili che assistono o migliorano i movimenti umani. I recenti progressi hanno portato a esoscheletri più leggeri e flessibili, fornendo supporto a persone con difficoltà motorie o aiutando i lavoratori in compiti fisicamente impegnativi. Gli esoscheletri morbidi offrono maggiore comfort e adattabilità, promuovendo una più ampia adozione in ambito riabilitativo e industriale.

Robot morbidi in medicina: la soft robotics sta facendo passi da gigante in campo medico. I soft robot possono essere personalizzati per muoversi delicatamente all’interno del corpo umano, consentendo interventi chirurgici minimamente invasivi e la somministrazione mirata di farmaci. Inoltre, le protesi robotiche morbide offrono maggiore comfort e la possibilità di un movimento più naturale per i pazienti che hanno subito amputazioni, mostrando il potenziale per rivoluzionare il campo delle tecnologie assistive.

Soft robotics per la ricerca e il salvataggio: la flessibilità e l’adattabilità dei soft robot li rende adatti per le missioni di ricerca e soccorso nelle aree colpite da disastri. Questi robot, infatti, possono attraversare terreni difficili, infilarsi in spazi ristretti e interagire in sicurezza con gli umani. I recenti sviluppi in questo settore hanno il potenziale per migliorare le capacità di risposta ai disastri e salvare vite umane in situazioni critiche.

Soft robotics nell’esplorazione: nell’esplorazione dello spazio e nelle missioni subacquee, soft robot possono navigare in ambienti complessi in modo più efficace rispetto ai tradizionali robot rigidi: la capacità di deformarsi e conformarsi a superfici irregolari, infatti, gli consente di esplorare grotte, fessure e terreni accidentati, offrendo nuove possibilità alle agenzie spaziali e ai team di ricerca marina.

Sfide e prospettive future

La soft robotics è una branca affascinante della robotica, ricca di potenziale e in costante sviluppo. Vediamo, per punti, uno scorcio del futuro che attende la robotica e le sfide che sarà necessario affrontare.

Controllo e rilevamento: una delle principali sfide nella soft robotics è lo sviluppo di meccanismi di controllo precisi e sensori per monitorare le deformazioni del robot. Poiché i soft robot hanno un comportamento più complesso e dinamico rispetto alle loro controparti rigide, i ricercatori stanno esplorando strategie di controllo innovative per migliorarne la precisione e le prestazioni.

Durata e longevità: i materiali morbidi utilizzati nella robotica possono essere soggetti a usura nel tempo, con ripercussioni sulla durata del robot. I progressi nella scienza dei materiali sono essenziali per migliorare la longevità e l’affidabilità dei soft robot, specialmente in ambienti difficili o in funzione di applicazioni impegnative.

Integrazione con intelligenza artificiale e apprendimento automatico: l’integrazione dei soft robot con l’intelligenza artificiale e gli algoritmi di apprendimento automatico può migliorare la loro autonomia e adattabilità. Imparando dalle loro interazioni con l’ambiente, i soft robot possono diventare più efficienti nello svolgere compiti e adattare i loro comportamenti secondo necessità.

Soft robotics nell’interazione uomo-robot

Tutti i robot nascono e vengono impiegati per l’attività umana, a supporto di operazioni che richiederebbero eccessivo sforzo o rischio: sono, infatti, strumenti volti al miglioramento degli standard di rendimento, sia in ambito privato che aziendale. I robot, già oggi, sono una realtà sempre più costantemente tesa a fondersi con la quotidianità umana. Vediamo di seguito in che modo la soft robotics trova interazione con l’uomo.

Robot sociali e da compagnia: la soft robotics ha spianato la strada allo sviluppo di robot sociali e da compagnia progettati per interagire con gli esseri umani in modo più naturale e intuitivo. I soft robot con facce espressive e capacità di tocco delicato possono impegnarsi in interazioni sociali, fornire supporto emotivo e assistere in attività che richiedono un tocco gentile ed empatico. Questi robot trovano applicazioni in contesti sanitari, strutture per anziani e persino come strumenti educativi per bambini con bisogni speciali.

Soft Sensing Skin: uno dei principali vantaggi dei soft robot è la loro capacità di integrare le informazioni tattili al loro repertorio. Le pelli di questi robot, infatti, sono costituite da sensori flessibili, come estensimetri e sensori di pressione, incorporati nel corpo del robot. Le morbide pelli sensibili consentono al robot di percepire e rispondere agli stimoli esterni, consentendo interazioni sicure e conformi con gli esseri umani e gli oggetti delicati. Questa caratteristica è particolarmente preziosa nella robotica collaborativa, in cui i robot lavorano a fianco degli umani in spazi condivisi.

La soft robotics e il monitoraggio ambientale

I soft robot, per le loro caratteristiche, si rendono adattabili a numerosi contesti che richiedono precisione, flessibilità e resistenza. Vediamo in che maniera possono essere impiegati in favore dell’ambiente, non solo nell’ambito dell’esplorazione dello stesso ma nella sua tutela.

Esplorazione marina: la soft robotics ha trovato notevoli applicazioni nell’esplorazione marina. I soft robot subacquei possono adattarsi all’ambiente fluido, consentendo un’esplorazione più efficiente e non intrusiva dei delicati ecosistemi marini. Questi robot possono monitorare gli habitat sottomarini, raccogliere dati ambientali, studiando la vita marina senza causare disturbi. I loro corpi molli li rendono meno propensi a danneggiare strutture marine sensibili o danneggiare organismi marini.

Pulizia ambientale: i soft robot vengono impiegati per scopi di pulizia ambientale, specialmente nelle aree in cui i robot rigidi potrebbero avere dei limiti. Ad esempio, possono essere utilizzati per raccogliere e rimuovere i detriti dai siti di disastri naturali o dagli ambienti contaminati. I loro corpi flessibili consentono loro di navigare attraverso spazi ristretti e terreni delicati, riducendo al minimo l’ulteriore interruzione dell’ecosistema.

Soft robotics e sfide future

L’innovazione della soft robotics nasce come una sfida al miglioramento e induce al pensiero di quanto sarà possibile, attraverso il suo contributo, realizzare nel futuro. Tuttavia, sarà necessario che questa disciplina si confronti con quelle che sono le esigenze di produzione ma anche gli standard di sicurezza. Vediamo qualche punto sulla questione.

Scalabilità e produzione di massa: poiché la soft robotics continua ad evolversi, una delle sfide consiste nell’aumentare la produttività e, dunque, la produzione di massa di soft robot. Lo sviluppo di tecniche di fabbricazione convenienti e scalabili è fondamentale per rendere la soft robotics più accessibile e commercialmente praticabile per un’adozione diffusa in tutti i settori.

Fonti di alimentazione e autonomia: i soft robot spesso richiedono fonti di alimentazione esterne, come compressori d’aria o pompe per fluidi, per azionare i loro attuatori morbidi. Lo sviluppo di fonti di alimentazione compatte ed efficienti che possono essere integrate nella struttura del robot è essenziale per ottenere una maggiore autonomia e mobilità, soprattutto nei sistemi robotici morbidi senza vincoli.

Robotica morbida e standard di sicurezza: poiché i soft robot interagiscono sempre più con gli esseri umani in varie applicazioni, la definizione di standard e regolamenti di sicurezza diventa imperativa. Garantire che i soft robot siano sicuri, affidabili e conformi agli standard di sicurezza internazionali è essenziale per ottenere la fiducia e l’accettazione del pubblico.

L’ascesa della soft robotics rappresenta un cambio di paradigma nel campo della robotica, sottolineando la flessibilità, l’adattabilità e l’interazione sicura uomo-robot. I recenti sviluppi nella soft robotics hanno messo in mostra il potenziale di questo tipo di robot in un’ampia gamma di applicazioni, dall’assistenza sanitaria, all’industria, all’esplorazione e al monitoraggio ambientale. Traendo ispirazione dalla natura e sfruttando i progressi nella scienza dei materiali e nei sistemi di controllo, la soft robotics ha aperto nuove possibilità per la robotica e l’automazione.

Poiché la ricerca e lo sviluppo nella soft robotics continuano a progredire, possiamo aspettarci progressi e scoperte ancora più entusiasmanti nei prossimi anni. I soft robot hanno il potenziale per rivoluzionare vari settori, migliorare la collaborazione uomo-robot e affrontare sfide complesse in modi che non erano possibili con i robot a corpo rigido. Con le continue innovazioni e la collaborazione interdisciplinare, la soft robotics è pronta a svolgere un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro della robotica e avere un impatto positivo sulla società.

ZERO TRUST: PROTEGGERE LE AZIENDE DAI REATI INFORMATICI

ZERO TRUST: PROTEGGERE LE AZIENDE DAI REATI INFORMATICI

Il modello Zero Trust è emerso come un approccio rivoluzionario al backup e alla sicurezza dei dati. Con la proliferazione degli attacchi informatici negli ultimi anni, le tradizionali misure di sicurezza non sono più sufficienti. 

Solo per l’anno 2023 è stato preventivato che il crimine informatico costerà alle aziende di tutto il mondo oltre 8 trilioni di dollari . Questa cifra sbalorditiva sottolinea l’urgente necessità per le aziende di adottare un approccio più completo alla protezione dei dati.

Le soluzioni di backup e ripristino sono componenti fondamentali della strategia di protezione dei dati di qualsiasi azienda (ma anche dei privati). Le soluzioni di backup tradizionali che si basano su misure di sicurezza perimetrali non sono più sufficientemente sicure per aiutare le aziende ad affrontare l’odierno panorama di minacce informatiche.

Limitazioni del modello di sicurezza tradizionale per le strategie di backup

Le aziende che utilizzano un modello di sicurezza tradizionale per la loro strategia di backup dovranno affrontare il rischio costante di minacce informatiche emergenti. Ciò è dovuto a capacità insufficienti come mancanza di crittografia, controlli di accesso deboli, monitoraggio limitato, sistemi di archiviazione di backup vulnerabili e tempi di ripristino lenti.

Senza forti controlli di accesso per i dati di backup, gli utenti non autorizzati potrebbero essere in grado di visualizzare o modificare i dati di backup. Le organizzazioni devono monitorare continuamente i propri dati di backup per rilevare minacce alla sicurezza, inclusi accessi non autorizzati e tentativi di esfiltrazione dei dati.

Inoltre, i dati di backup vengono spesso archiviati su supporti fisici senza un’adeguata crittografia, rendendoli vulnerabili a furti o danni. Se il supporto fisico contenente il backup viene perso o danneggiato, potrebbe diventare inaccessibile o inutilizzabile. La maggior parte delle organizzazioni dipende da un unico sistema di storage di backup, che crea un singolo punto di errore. Se questo sistema di archiviazione viene compromesso, tutti i dati di backup potrebbero andare persi.

In che modo un approccio Zero Trust migliora le strategie di backup dei dati?

Un approccio incentrato sui dati, che protegga non solo i dati ma anche la rete, è ciò di cui le organizzazioni hanno bisogno, ed è esattamente ciò che fa la tecnologia Zero Trust. I principi di base di Zero Trust includono: verifica esplicita, limitazione dei controlli di accesso, ipotesi di violazione, segmentazione della rete e monitoraggio continuo. 

Esaminiamo in dettaglio come ciascuno di questi principi può essere applicato a una strategia di backup dei dati.

Verifica esplicita: con Zero Trust, tutti gli utenti e i dispositivi vengono autenticati prima di ottenere l’accesso ai dati di backup. Inoltre, l’implementazione dell’autenticazione a più fattori aiuta a prevenire l’accesso non autorizzato.

Limitare il controllo degli accessi: il modello Zero Trust segue il principio del privilegio minimo. Agli operatori di backup vengono concesse le autorizzazioni di accesso più basse necessarie per eseguire le loro attività. Le soluzioni di backup dovrebbero essere configurate per consentire l’accesso ai dati in base alle necessità, riducendo il rischio di violazioni dei dati, il che a sua volta rende il modello di sicurezza più resiliente.

Assumi una violazione: Zero Trust presuppone che si sia già verificata una violazione della sicurezza o che si verificherà in futuro. Allo stesso modo, una soluzione di backup dei dati completa dovrebbe riconoscere il rischio di compromissione e offrire strategie di mitigazione per pianificare la protezione dei dati di conseguenza. È ideale seguire la regola del backup 3-2-1-1, che consiglia di conservare tre copie dei dati, con due copie archiviate localmente in due formati, una copia archiviata fuori sede e una copia in uno stato immutabile.

Segmentare la rete: la segmentazione è il modo migliore per fermare la diffusione di un attacco, poiché divide l’intera rete in compartimenti più piccoli. Il traffico tra questi compartimenti è controllato mediante severi controlli di accesso e firewall. Quando gli aggressori si infiltrano nell’infrastruttura di backup, i team di sicurezza possono agire rapidamente per mettere in quarantena l’attacco.

Monitoraggio continuo: tutte le attività di rete di backup, inclusi utenti, dispositivi, applicazioni e dati, vengono monitorate continuamente. Il modello Zero Trust utilizza l’analisi e l’automazione per rilevare nuovi modelli di comportamento degli utenti e bloccare o limitare automaticamente l’accesso. Le pianificazioni di backup e ripristino vengono testate regolarmente per garantirne l’efficacia e l’affidabilità.

Per fare un esempio, nella violazione di Uber del 2022, un utente malintenzionato ha invaso con successo i server interni di Uber eseguendo un attacco di fatica MFA. Con un approccio Zero Trust e un monitoraggio continuo delle azioni degli utenti, gli amministratori possono individuare schemi sospetti e bloccare gli account che mostrano comportamenti insoliti.

Allo stesso modo, nel gennaio 2023, la FAA ha subito un’interruzione, secondo quanto riferito, causata da un appaltatore che ha eliminato i file mentre lavorava per correggere la sincronizzazione tra il database primario live e un database di backup; con severi controlli di accesso e privilegi minimi implementati, il rischio di interruzioni causate da eliminazioni accidentali è molto inferiore.

Oltre a queste, è altrettanto importante considerare alcune altre funzionalità in combinazione con il modello di sicurezza Zero Trust per proteggere i backup, una delle quali è l’immutabilità. Diamo un’occhiata più da vicino all’immutabilità e vediamo come si collega a Zero Trust.

Immutabilità come parte della strategia Zero Trust

Lo storage immutabile, noto anche come storage write-once-read-many, impedisce qualsiasi modifica o eliminazione dei dati una volta archiviati su un supporto di archiviazione immutabile. Sfruttando lo storage immutabile in un ambiente Zero Trust, le organizzazioni possono creare una strategia di backup dei dati più resiliente. Ecco alcuni motivi per cui lo storage immutabile dovrebbe far parte di ogni iniziativa Zero Trust.

Innanzitutto, poiché i dati nella memoria immutabile non possono essere manomessi e, anche se un utente malintenzionato vi accede, non sarà in grado di alterare o eliminare i dati in essa contenuti. Ciò rende l’archiviazione immutabile un meccanismo efficace contro il ransomware in cui gli aggressori tentano di crittografare i dati e richiedono un pagamento per decrittografarli.

In secondo luogo, l’archiviazione immutabile fornisce una traccia di controllo di tutte le modifiche apportate ai dati, aiutando a soddisfare i requisiti di conformità di obblighi normativi come GDPR e HIPAA: aiuta le organizzazioni a dimostrare che i dati non sono stati modificati o cancellati senza un’autorizzazione adeguata.

In terzo luogo, migliora la privacy dei dati, poiché i dati sensibili rimangono intatti. Supporta inoltre l’integrità dei dati prevenendo modifiche o cancellazioni accidentali o dannose, che è una componente fondamentale della conformità e degli standard normativi in ​​settori come la finanza e l’assistenza sanitaria.

Tuttavia, come accennato in precedenza, l’archiviazione immutabile dovrebbe essere implementata insieme ad altri principi Zero Trust come l’autenticazione a più fattori, il single sign-on e il controllo degli accessi basato sui ruoli, per fornire una difesa completa contro le minacce informatiche.

Con il suo approccio avanzato, un modello di sicurezza Zero Trust risolve molte delle sfide di sicurezza di un’organizzazione. L’adozione del modello Zero Trust è un passaggio fondamentale per salvaguardare la continuità aziendale e la reputazione nell’era digitale. Man mano che sempre più organizzazioni adottano un modello Zero Trust, le soluzioni di backup e ripristino devono evolversi per soddisfare le esigenze in rapida evoluzione del panorama della sicurezza.

COSA SONO I BIG DATA REALMENTE

COSA SONO I BIG DATA REALMENTE

Cosa sono i Big Data realmente

Si scrive Big Data e si legge come una delle evoluzioni più profonde e pervasive del mondo digitale. Un trend destinato a rimanere e a incidere profondamente sulla nostra vita e sul nostro modo di fare business.

Per definire cosa sono i Big Data pensiamo un attimo al nostro quotidiano: interazioni sui social network, un click su un sito web, i nostri smartphone interconnessi. Tutto ciò genera una mole di dati incredibilmente più elevata di qualche decennio fa. Enormi volumi di dati eterogenei per fonte e formato, analizzabili in tempo reale: tutto questo sono i Big Data. In breve, tre le caratteristiche fondamentali: volume, velocità e varietà.

La definizione di Big Data non è però sufficiente per offrire un quadro completo del fenomeno. Parlare di Big Data non vuol dire parlare soltanto di grandi moli di dati, la trasformazione in atto è più profonda. Cambia il processo di raccolta e gestione dei dati, si evolvono le tecnologie a supporto del ciclo di vita del dato e si sviluppano nuove competenze per la valorizzazione del dato (tratteremo a lungo la centralità della figura del Data Scientist).

Perché sono importanti i Big Data e qual è il loro livello di adozione all’interno delle aziende? Quanto vale il mercato Big Data in Italia e quali sono i progetti di spicco nel nostro Paese? Quali sono le metodologie di Analytics per fare business attraverso i Big Data? Le domande sono tante e le implicazioni toccano anche ambiti trasversali e sensibili come quello della Privacy e della tutela dei dati personali. Proviamo a rispondere ai quesiti più incalzanti con un’unica grande certezza: il tempo dei Big Data è adesso, domani è già troppo tardi! Ad aiutarci nell’impresa, i contributi e gli spunti originali dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano, da anni punto di riferimento per gli innovatori del settore.

L’EUROPA STA INVESTENDO MILIARDI IN NUOVE TECNOLOGIE DI GUERRA

L’EUROPA STA INVESTENDO MILIARDI IN NUOVE TECNOLOGIE DI GUERRA

Il Fondo europeo per la difesa assegnerà 8 miliardi in sette anni. Dopo la Francia, l’Italia è il secondo paese per numero di aziende e centri di ricerca coinvolti nel primo round di progetti, finanziati con 1,2 miliardi

Di soldi europei per sviluppare nuove tecnologie di guerra ne arriveranno a palate anche in Italia. Perché aziende e centri di ricerca nazionali si sono fatti avanti numerosi per finanziare progetti di innovazione in ambito bellico col Fondo europeo per la difesa (Edf), un programma di investimento comunitario che per il solo 2021 ha messo sul piatto 1,2 miliardi, scegliendo 60 tra le 134 proposte inviate. E oltre 900 milioni sono stati assegnati nel 2022. L’obiettivo di Bruxelles è mettere a fattor comune gli investimenti in tecnologie militari. Dal cloud all’intelligenza artificiale, dai sistemi per intercettare missili ipersonici alla difesa delle telecomunicazioni. E con i suoi 156 associati ai progetti, tra imprese, startup, università e centri di ricerca, l’Italia è seconda solo alla Francia per partecipazione ai lavori del fondo. Dei 61 progetti selezionati da Bruxelles nel 2021, cinque sono a guida tricolore.

Nato da un’idea del precedente presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel 2016 e avviato nel 2018, il fondo è il cuore del Piano di azione di difesa europeo, con cui per la prima volta l’Unione europea investe nell’industria dei sistemi d’arma: 8 miliardi di investimenti totali per il settennato 2021-2027. Cinque in meno di quelli previsti inizialmente, 13, sforbiciati per liberare risorse a favore della ripresa post Covid-19, ma comunque una somma notevole per il blocco comunitario che da un anno si è ritrovato con una guerra a pochi chilometri dai propri confini e armamenti non di ultima generazione in magazzino, tanto che, in parallelo, la stessa Nato ha varato un programma di reclutamento e finanziamento di startup e tecnologie di frontiera per recuperare il terreno perduto.

I fondi del 2021 saranno distribuiti tra progetti di ricerca e collaborazioni industriali. Ai primi 322 milioni, ai secondi 845. La fetta più consistente, 189,8 milioni, va a tecnologie per il settore dell’aeronautica. All’esercito 154,7 milioni e alla marina 103,5. 

TECNOLOGIE 4.0 PER LE IMPRESE, IL FUTURO È GIÀ QUI

TECNOLOGIE 4.0 PER LE IMPRESE, IL FUTURO È GIÀ QUI

Intelligenza artificiale, olografia, realtà aumentata, simulazioni e, in generale, un’integrazione sempre più netta tra processi aziendali e applicazioni digital avanzate.

In una parola, tecnologie 4.0. Utilizzate principalmente per migliorare e automatizzare le procedure delle imprese, il loro impiego punta a rivoluzionare anche l’approccio al business delle PMI, spesso garantendo un vantaggio competitivo grazie a opportunità inedite. Secondo una recente ricerca, il 63% delle imprese italiane sta utilizzando almeno una delle tecnologie 4.0 attualmente disponibili, mentre il restante 37% è ancora in fase di valutazione. Le prospettive per il settore, che già oggi vale più di 5 miliardi di euro, sono sempre più sfidanti. Le tecnologie 4.0, sono state utilizzate principalmente per automatizzare i processi aziendali, migliorare la qualità dei prodotti e dei servizi offerti e per aumentare l’efficienza della supply chain e diventeranno sempre più cruciali per il progresso delle imprese. E, in Italia, c’è chi è pronto a scommettere, forte di 20 anni di esperienza sul campo, che realtà aumentata e virtuale, ologrammi, gamification e infotainment saranno il futuro anche della comunicazione digitale. 

La società romana Media Engineering, nata nel 2002 dall’intuizione degli Ing. Antonio e Gianluca Franzese, affianca al proprio know-how ingegneristico, creatività e multimedialità proprio per rispondere alle nuove esigenze delle imprese. Attraverso la realizzazione di software e applicazioni all’avanguardia, progettazione di e-Learning Management System 3D, Gamification, l’impresa italiana ha un obiettivo ben preciso: innovare, immaginare una nuova visione del futuro e creare soluzioni tecnologiche per le aziende che puntano a una comunicazione digitale integrata a 360 gradi.

“Innoviamo le aziende attraverso formazione e-learning, arricchita di tecnologie come realtà virtuale o aumentata, con metodi di apprendimento esperienziali e gamification- racconta Antonio Franzese di Media Engineering.

Offriamo sessioni live con olografia che creano una connessione in tempo reale con docenti in tutto il mondo. Queste innovazioni hanno un grande impatto sulle imprese, con un alto ritorno sull’investimento grazie alla possibilità di addestrare i dipendenti in modo efficace. Ad esempio, l’utilizzo della realtà virtuale permette di esercitarsi su un particolare problema prima di andare sul campo.”

La tecnologia al servizio dell’apprendimento intelligente e, tra i vari tool digitali, la realtà aumentata gioca un ruolo fondamentale. 

“La Realtà Aumentata diventa essenziale per la riparazione di macchinari e strumentazioni, fornendo un valore aggiunto all’osservazione umana e consentendo di interagire con essa come ad esempio nella riparazione di un motore elettrico. Ciò aiuta le imprese a superare i gap digitali e innovarsi rapidamente. La tecnologia è fondamentale per permettere alle aziende di innovarsi a 360 gradi, come dimostrato dall’uso quotidiano dell’olografia in ambito fieristico, che consente di sostituire le apparecchiature fisiche, talvolta di grandi dimensioni, risparmiando sia denaro che complicazioni logistiche.”

E sono innumerevoli gli esempi di applicazione di queste tecnologie 4.0 per migliorare la quotidianità e il servizio di ogni impresa.

“Le tecnologie 4.0 sono anche utilizzate dalle forze vendita per promuovere prodotti in modo personalizzato. Con qualsiasi dispositivo: tablet o smartphone, è possibile accedere all’intera offerta aziendale, integrarla con un sistema CRM (Customer Relationship Management) per tenere traccia degli interessi del cliente e presentargli una proposta su misura. Inoltre, la realtà aumentata e la visualizzazione 3D migliorano l’esperienza utente, consentendo di mostrare e toccare con mano, attraverso grafiche interattive, i prodotti o le parti di interesse. Integrando sistemi di realtà virtuale o aumentata, si possono anche fornire ulteriori livelli di informazioni sul prodotto” racconta Antonio Franzese di Media Engineering – Un esempio di innovazione realizzata dall’azienda è MY HOLOGRAM, il primo sistema di visualizzazione olografica 3D integrato che consente di proiettare ologrammi che fluttuano a mezz’aria. Reso possibile dalla tecnologia FAN LED e da un microprocessore interno che illumina le pale del dispositivo per restituire effetti tridimensionali grazie alla rotazione ad alta velocità, il sistema è pensato per trasformare qualsiasi idea in un contenuto 3D ad altissima risoluzione”.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E OPPORTUNITÀ LAVORO,         UN BINOMIO SEMPRE PIÙ VINCENTE

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E OPPORTUNITÀ LAVORO, UN BINOMIO SEMPRE PIÙ VINCENTE

Robot e AI non ci ruberanno il lavoro, anzi. Crescono, infatti, del 9% le occasioni soprattutto per ingegneri esperti di machine learning, data scientist, responsabile della creazione di hardware e data protection officer.

L’Unione Europea sta valutando un nuovo quadro giuridico che mira a rafforzare in modo significativo le normative sullo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale con l’Artificial Intelligence (AI) Act che rafforzerà le norme in materia di qualità dei dati, trasparenza, controllo umano e responsabilità. 

“L’Artificial Intelligence Act – spiega Silvia Movio, Director di Hunters, brand di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale altamente qualificato – mira a rafforzare la posizione dell’Europa come hub globale di eccellenza nell’IA dal laboratorio al mercato, garantendo che rispetti valori e regole dell’Unione Europea, per sfruttare al meglio il potenziale dell’IA per uso industriale ed aziendale. L’intelligenza artificiale è di fondamentale importanza per il nostro futuro e impatterà in maniera importante anche il mercato del lavoro perché tutti i settori ne saranno influenzati, dall’Automazione Industriale al mondo Energy, giusto per citare due esempi. A livello generale, secondo i dati elaborati dall’Osservatorio di Hunters Group, sono cresciute del 9% le opportunità di lavoro che, in qualche modo, hanno a che fare con l’AI”. 

Quali sono le figure più ricercate? Le opportunità di lavoro legate, a vari livelli, al mondo dell’Intelligenza Artificiale, sono assolutamente eterogenee e, come abbiamo visto, trasversali ad ogni settore e tipologia di azienda. Se volessimo stilare la classifica delle top 4, potremmo sicuramente citare gli ingegneri esperti di machine learning, i data scientist, i responsabili della creazione di hardware per intelligenza artificiale e i responsabili della protezione dei dati. 

L’ingegnere esperto di machine learning crea programmi e algoritmi che permettono ai sistemi di compiere azioni senza ricevere istruzioni da un operatore. La richiesta di questi professionisti è diffusa e in continua crescita nei settori bancario, farmaceutico, logistica e retail. Questo professionista si occupa della progettazione e dell’implementazione di una chatbot altamente performante, fino ad arrivare ad applicazioni più innovative come i computer vision, software medico-diagnostici basati su intelligenza artificiale o sistemi di protezione dalle frodi.

Le mansioni specifiche dello specialista di IoT variano da settore a settore, ma possono comprendere attività legate all’analisi delle esigenze dell’utente per creare soluzioni in linea con esse, progettazione e implementazione di soluzioni software e infrastrutture per specifiche applicazioni di IoT e utilizzo di strumenti avanzati per monitorare e risolvere guasti alle medesime soluzioni. Alla luce dei miliardi di dispositivi attivi che rivestono ruoli chiave nei settori sanitario, manifatturiero, dei trasporti e del tempo libero, la richiesta di specialisti di IoT è destinata a crescere notevolmente nel prossimo decennio.

Nel settore dell’energia – e dell’elettricità in particolare – diversi fattori hanno aperto la strada all’AI. La riduzione dei costi delle energie rinnovabili, l’ascesa dell’energia distribuita e la digitalizzazione dei dati hanno stravolto i modelli di business basati su una grande fornitura centralizzata. La natura intermittente della produzione di energia rinnovabile ha aumentato la volatilità dei prezzi e ha creato sfide nelle operazioni di sistema. In questo contesto è fondamentale per massimizzare la flessibilità degli asset energetici, dare informazioni ai clienti circa l’utilizzo di energia e avere un maggior controllo. È possibile accedere a tali informazioni grazie a sensori intelligenti e appositi contatori.

Tra le figure professionali più richieste nel campo dell’AI troviamo, poi, i data scientist che sono coloro che analizzano i dati in modo da comprendere comportamenti, tendenze e scoprire insight nascosti per aiutare le aziende a prendere le giuste decisioni di business. L’Italia, in questo momento, risulta essere al nono posto per la ricerca sulle AI, ma il 40% delle aziende non sfrutta i dati, perché al loro interno mancano proprio questi professionisti; la richiesta di mercato è quindi sempre più alta (+17%). 

A lavorare a stretto contatto con l’esperto di dati troviamo l’ingegnere di machine learning, (la crescita di richieste registra un +9%), un programmatore esperto che gestisce sistemi, verificando poi la corretta implementazione e applicazione di algoritmi sviluppati. Un altro lavoro che crescerà nel mondo dell’AI, diventando una delle professioni più richieste, è il responsabile della creazione di hardware per intelligenza artificiale, poiché le grandi aziende tecnologiche hanno già iniziato a costruire i propri chip e sarà sempre più importante che uomo e macchine collaborino efficacemente tra loro. 

Infine, registriamo una crescita di richieste del 4% di DPO – Responsabile della Protezione dei Dati poiché i prossimi mesi saranno cruciali per le aziende che dovranno adempiere alle disposizioni di legge ed avviare processi di adeguamento alle nuove normative. Affidarsi a Data Protection Officer competenti, dunque, sarà fondamentale.